Come Inception: entrare nella psiche umana con Oculus Rift

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Quando i nostri sogni sembrano estremamente reali, potrebbero non essere semplicemente dei sogni

Se il cinema a partire dalla fine degli anni ’90 ha preso sempre più ispirazione dai mondi virtuali, con Oculus Rift, la tendenza (che noi di Oculus Rift Italia apprezziamo moltissimo) sembra ricevere nuovo vigore.  Non si tratta solamente di “rimediare” tematiche narrative futuristiche o cyberpunk: nel prossimo futuro, il visore ideato da Luckey potrebbe rivoluzionare l’intero settore dell’Entertainment, primo tra tutti, il cinema. Perché guardare un film se ci si può trovare dentro esso? Il visionario Cristopher Nolan nel 2010 con Inception ha provato a darci un assaggio di come potrebbe essere entrare in una nuova dimensione, quella della psiche umana.


Dominic Cobb, interpretato da Leonardo di Caprio, è un professionista che si occupa di “estrarre” segreti dalle menti delle persone, infiltrandosi nei loro sogni e cadendo a sua volta in un sonno profondo. L’intrusione nella mente delle ignare vittime ha anche il potere di modificare la realtà, attraverso l’innesto di idee, veri e propri germogli che vanno a radicarsi e consolidarsi nella mente. Questo “sogno condiviso”, indotto attraverso anestetici,  dà vita ad un vero e proprio mondo parallelo, alternativo ma estremamente reale: se si muore muore durante l’operazione, si resta intrappolati nel limbo onirico del proprio subconscio, e si è così costretti a fare i conti con i nostri incubi più grandi. Chi sogna, infatti, ha la capacità di costruire letteralmente il “proprio” mondo, dalla fisica ai personaggi, come viene chiamata a fare nella pellicola l’aspirante architetto Arianna, interpretato dalla talentuosa Ellen Page. Questo è lo scopo della missione: inculcare un innesto nella mente di Saito, potente uomo d’affari giapponese. Ma come riconoscere la realtà dal sogno?

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Il tema, profondamente attuale grazie al visore Oculus Rift, che ci trasporta letteralmente nella dimensione virtuale, viene sviluppato nel capolavoro di Cristopher Nolan attraverso un oggetto particolare, conosciuto da tutti noi come totem. Ogni incursore di sogni è dotato infatti di un oggetto personale che aiuta a capire se ci si trova nel sogno di qualcuno o nella realtà: a tale oggetto deve essere associata una particolarità nota solo a chi lo possiede, in modo che essa non si presenti nei sogni altrui: il totem di Cobb sarà una trottola in grado di restare perennemente in movimento senza mai cadere. Il totem permette quindi di riconoscere la vita reale, scongiurando il pericolo di cadere vittime del proprio subconscio. Il capo della spedizione, Cobb, lo sa bene. Costruire il proprio mondo porterebbe tutti i membri della squadra a fare i conti con la moglie Mal, persa nei meandri del limbo da loro abitato per 50 anni, in un sogno a più livelli: a causa del lungo dilatarsi del tempo, la donna aveva però perso la cognizione del sogno, convincendosi che quella fosse la sua realtà. L’unico modo per risvegliarsi e tornare a vivere la propria vita rimaneva quello di suicidarsi nel sogno. Una volta risvegliata, l’innesto della convinzione di vivere in un’altra realtà rimase inculcato nella sua mente, spingendola a credere di trovarsi ancora nel mondo onirico, e quindi a uccidersi per cercare di uscirne.

L’incubo di Cobb si trasforma in realtà, quando in un sogno di terzo livello, un membro della squadra viene ucciso dalla proiezione della donna e Cobb e Arianna lo seguiranno nel limbo. Riusciti a tornare alla realtà, i protagonisti si risvegliano in volo verso Los Angeles. Una volta a casa, Cobb fa girare il totem per controllare di non trovarsi in un sogno, ma viene distratto dai suoi due figli, che può finalmente riabbracciare, e corre loro incontro prima che riesca a scoprire se questo cadrà o meno.

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Inception fa del “sogno nel sogno” una vera e propria struttura narrativa, estremamente intricata e coinvolgente. Cosa succede quando questa tematica viene ripresa per Oculus Rift? Sensazione tipica di trovarsi in un “gioco nel gioco”, l’esplorazione dei meandri della nostra psiche sembra essere perfetta con il visore più famoso del momento. Lo sa bene lo sviluppatore di Alone, titolo che veste il giocatore nei panni di un giocatore che a sua volta gioca all’interno del proprio salotto: man mano che si procederà, il gioco si estenderà nella realtà, con paurose ripercussioni nel nostro ambiente di gioco. Se il futuro dell’intrattenimento è questo, non possiamo chiedere di più.

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