Nato nel 2003, Second Life,  mondo virtuale ideato da Linden Lab, si era prefigurato, nell’immaginario collettivo, come una vera e propria realtà alternativa dove vivere una vita parallela.
Fu un vero e proprio boom all’epoca, l’ADSL si stava imponendo sulla navigazione in rete favorendo lo sviluppo del gaming online, e tutti saltarono sul carro del vincitore, traslando nel mondo virtuale brand, negozi e aziende. Si immaginava una sovrapposizione tra economia reale e virtuale, al punto che il Dollaro Linden si impose come moneta, arrivando ad avere tassi di cambio ufficiali.
Ma le cose non erano destinate a durare. Lentamente, il mondo virtuale di Second Life subì un graduale declino, perdendo sia utenti che l’attenzione da parte dei media, nonché di coloro interessati a fare affari con e  nell’economia del gioco. E oggi, obbiettivamente, il vero mondo parallelo è costituito dai social network. L’importanza di Second Life per la cultura pop, e soprattutto per l’economia reale, è decisamente marginale e per nulla simile a ciò che ci si immaginava negli anni del suo splendore.
Tuttavia, Second Life  non è morto, e forse promette un ritorno in grande stile.
A dieci anni dalla sua nascita, infatti, Second Life si sottopone a lifting e si presenta con una nuova veste grafica, nonché alcune innovazioni che rendono il sito più user-friendly e che includono l’integrazione a Facebook per lo sharing di contenuti e screenshot. Ma ciò che più è interessante è sicuramente l’annuncio di un supporto a Oculus Rift “coming soon”.
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Certo, le sfide da affrontare per rilanciare Second Life restano ardue, soprattutto in un panorama dove i mondi virtuali online, in forma di MMORPG, stanno perdendo sempre più utenza – esemplare è il caso di World of WarCraft. Resta inoltre da capire se il servizio PlayStation Home, per certi versi simile come concept a Second Life, sarà ancora disponibile su PlayStation 4 (prefigurandosi come potenziale competitor) o se sarà messo da parte.
Sicuramente, comunque, l’arrivo di Oculus Rift in Second Life contribuirà a dare al gioco, per l’appunto, una seconda vita. O, perlomeno, una seconda chance.
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