Nato per Oculus Rift: Call of Duty

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Call of Duty è la serie più venduta di sempre. Ma cosa succederebbe se potessimo giocarla con Oculus Rift? Probabilmente, la fine del mondo come lo conosciamo. Noi di Oculus Rift Italia abbiamo cercato di immaginare come sarebbe un Call of Duty in versione realtà virtuale. Oculus Rift in realtà non è ancora ufficialmente supportato da Black Ops 2, ma non mancano le prime sperimentazioni in merito.

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In questo video possiamo ammirare un segmento di gameplay giocato con una combinazione di Oculus Rift, della piattaforma Virtux Omni e del controller Delta Six. Se già questo può dare un assaggio di quali siano le possibilità di questi sistemi, proviamo a fare un passo in più ed immaginare, sulla base di quello che conosciamo, a quali siano i punti particolarmente toccati nel corso di una esperienza simile.

  • Dinamismo

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Una combinazione di dispositivi sul genere di quella vista poco sopra trasferisce completamente la fisicità del personaggio fittizio sul corpo dell’utente. Basta poltrire stravaccati sul divano con una mano sul controller e l’altra affondata in un sacchetto di patatine: con un dispositivo come Virtux Omni camminare e correre divnetano attività strettamente legate ai movimenti del giocatore, che dovrà nel vero senso della parola dare corpo alla propria strategia di movimenti. Con Oculus Rift, inoltre, anche lo sguardo sarà sotto il controllo diretto dell’utente, affrancando entrambe le mani dai dispositivi di controllo tradizionali e consentendo l’impiego di una periferica come Delta Six o Razer Hydra, che restituisca in maniera naturale ed immediata le sensazioni di gioco. Naturalmente, allo stesso modo dovranno aumentare la concentrazione e l’abilità del giocatore; qualcosa mi dice che i virtuosi del rocket jump avranno vita difficile a portare le proprie prodezze in questa nuova dimensione. Anche se sarebbe bellissimo.

  • Immedesimazione

Non solo Black Ops 2 ripropone, come uno dei marchi di fabbrica della serie, la possibilità di impersonare diversi personaggi nel corso della stessa storia, ma porta all’estremo questa peculiarità, spingendo il giocatore a vivere più volte gli stessi frangenti da diversi punti di vista, e non sempre tramite lo sguardo degli eroi (ma, certo, le opinioni sull’integrità dei personaggi possono cambiare: insomma, la questione dei punti di vista è una questione di punti di vista). Insomma, ricordate tutti il primo frangente in cui il controllo passa al villain Raul Menendez? Nicaragua: Mason e compagni sorvegliano Menendez da molto lontano. Soggettiva dal binocolo di Mason che osserva Menendez. Dissolvenza. Menendez riflesso a mezza figura in uno specchio, il suo sguardo si abbassa per farci capire di aver assunto la sua prospettiva. Da qui in poi la situazione precipita, in un serie di eventi già efficacissima in una sessione di gioco “normale”. Difficile bollare qui le possibilità di un dispositivo come Oculus Rift come una semplice variante estetica: la sfera emotiva del giocatore viene stimolata in maniera molto più importante rispetto alla fruizione consueta, svelando una lunga serie di possibilità (anche narrative) innovative.

  •  Epicità

Scene di forte impatto dall’impronta cinematografica sono il pane quotidiano della serie Call of Duty, e Black Ops 2 di certo non si tira indietro di fronte alla tradizione: tra la maestosa apertura ambientata nel mezzo di una battaglia campale nel corso della guerra civile in Angola e lo spettacolare (a dir poco) lancio verso una installazione militare in Myanmar (solo per citare alcuni tra i primissimi momenti di gioco), c’è un tasso epico veramente notevole in Black Ops 2. E ci sono tutte le ragioni per pensare che ogni aspetto spettacolare non possa altro che risultare amplificato dall’ampiezza di campo visivo e la scansione spaziale dell’immagine proposta da Oculus Rift.

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  • Interfaccia

HUD invasivi ed indicazioni a schermo hanno una buona componente di agguerriti detrattori, non privi delle loro buone ragioni: un abuso di questi aspetti può certamente diminuire l’immedesimazione e conferire un aiuto maggiore di quello che si vorrebbe. La nota fortemente tecnologica di Black Ops 2, tuttavia (almeno per quanto riguarda le sezioni localizzate nel futuro) potrebbe sposarsi sorprendentemente bene ad aspetti simili. Immaginiamo indicazioni visive pienamente tridimensionali, che appaiono in rilievo rispetto alla visuale, senza oscurarla. Pensiamo, per un riferimento diretto, agli heads-up display comparsi nemmeno troppo recentemente in alcune automobili, ma amplifichiamo esponenzialmente l’effetto. In relazione a Black Ops 2 ricordiamo le sezioni alla guida di veicoli, oppure all’utilizzo dei binocoli, o ancora ai sistemi di puntamento: Oculus Rift potrebbe essere l’ideale mezzo per rivitalizzare, o ripensare completamente, anche alcuni tratti talvolta logori dell’estetica dei videogames moderni.

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