Gli indie amano Oculus: ecco i 7 motivi

Sappiamo tutti quanto i videogiocatori apprezzino la scena dello sviluppo indie e quanto questo cerchi di andare controcorrente rispetto alla grande industria di videogiochi, rischiando maggiormente con proposte che si rivelano spesso enormi successi. Un titolo su tutti Minecraft, ideato e sviluppato da Markus “Notch” Persson in linguaggio Java ispirato a Dwarf FortressDungeon Keeper e Infiniminer.

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Sul rapporto tra Oculus Rift e gli sviluppatori indipendenti è intervenuto E. McNeill, vincitore, con il gioco Ciess, del recente contest VR Jam per la categoria Open Call, spiegando quali fossero i motivi di questo legame che sembra sempre più rinforzarsi, individuandone ben sette.

Oculus Rift è naturalmente immersivo. “Un display 3D con un campo di visione così grande è l’ideale per l’immersione, ma è presente un effetto più semplice in fase di gioco: Oculus Rift chiude fuori tutti gli stimoli visivi esterni. Non si può distogliere lo sguardo per controllare il telefono o per parlare con qualcuno di passaggio. Invece, si è bloccati nel gioco, non importa dove si guarda. Alcune persone vedranno l’isolamento sensoriale come una cosa negativa, ma per la maggior parte dei giochi, si tratta di una cosa positiva. La cosa migliore è che non richiede alcuno sforzo di sviluppo in più per ottenere questo effetto, è semplicemente una caratteristica fisica dell’hardware”.

Il 3D stereoscopico è impressionante. McNeill spiega quanto questa caratteristica risulti importante sia per i giochi che per i film: “E’ estremamente evidente quando un oggetto di gioco è vicino, e la sensazione di vicinanza e di incarnazione è davvero cool. Anche questo effetto non è difficile da ottenere”.

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Oculus Rift è il futuro. Fin dal suo annuncio, l’enorme attesa per Oculus Rift è cresciuta costantemente, e non mostra alcun segno di rallentamento: “Ci si sente come nel periodo della vecchia transizione di console, quando la differenza di tecnologia si percepiva come enorme. La grande differenza è che, per la prima volta, la moderna scena indie può essere una parte importante di tale transezione. E, dal momento che c’è così tanto da esplorare, uno sviluppatore indie ha la possibilità di fare grande impressione nel nuovo panorama della VR”.

La grafica in HD non conta. Lo sviluppatore di San Diego, sottolinea quanto l’esperienza in virtual reality non sia strettamente legata (per ora) ad una delle componenti base per un videogioco di ultima generazione, cioè alla grafica in HD. I giochi in realtà virtuale offrono qualcosa in più e anche se i dettagli grafici sono più bassi, questi non rovinano di certo l’esperienza del giocatore. In più una componente in meno di cui le aziende di videogiochi indipendenti (spesso a basso budget) devono preoccuparsi.

La maggior resa dell’esperienza in realtà virtuale con lo stile minimal e astratto della maggior parte dei giochi Indie, rende Oculus Rift l’alleato perfetto per promuovere i giochi della sempre più prolifica scena indipendente. Nel caso di Ciess, ad esempio, il gioco di McNeill è totalmente avulso dalla realtà, ciò ha comunque concesso al creatore la libertà di realizzare qualunque cosa “fisica” all’interno del gioco.

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Le “grandi domande” relative alla VR, quali i giusti movimenti da fare con la testa, quanta libertà di movimento si avrà, che tipologia di interfaccia utente bisognerà utilizzare etc, secondo McNeill possono trovare risposta nelle giuste proposte di game design e il mercato Indie è da sempre noto come il maggior promotore di novità in questo campo.

McNeill chiude questa sorta di classifica dicendo che in realtà il motivo principale di questo matrimonio sta nel fatto che Oculus VR è “esplicitamente pro-indie”. Questo è dimostrato non solo dalla presenza di concorsi totalmente open, ma anche dalle continue dichiarazioni dell’azienda di voler coinvolgere il mercato Indie per portare la VR ad un miglioramento e una esplosione mai visti prima. Oculus Rift potrebbe cambiare non solo il modo di videogiocare, ma anche equilibri di mercato mai toccati prima d’ora.