Recensione Call of Duty: Black Ops IIII

Da qualche giorno sono aperti i server del nuovo Call of Duty: dopo il ritorno al contesto storico dello scorso anno con World War II, la cadenza ormai triennale ci riporta nuovamente nell’universo dei Black Ops, con il quarto capitolo della serie. Tante le novità apportate dagli sviluppatori di Treyarch e Beenox, con aggiunte, modifiche, migliorie, e qualcosa di oramai superfluo tolto. Niente più campagna, ma tutto improntato sul multiplayer online. Vediamo dunque, con la nostra recensione, come se la sta cavando il nuovo fps della serie, testato su PlayStation 4.

Dicevamo dei grandi cambiamenti. Niente campagna. Dopo aver pompato al massimo nel 2014 la modalità in Advanced Warfare, grazie soprattutto alla presenza di Kevin Spacey, evidentemente in Activision Blizzard hanno fatto i loro calcoli e hanno capito che, al momento, di una storia da raccontare non ce n’era bisogno. Niente “Nuove Partite” in campagna da scegliere, quindi, ma scorci di racconti li potrete comunque vivere nella modalità Zombi (di cui parleremo dopo), che si focalizza comunque su un robusto comparto multigiocatore e il più delle volte la trama farà solo da semplice contorno. Le modalità che potrete scegliere, da un menù oggettivamente ben strutturato, si dividono i tre macro aree: Multigiocatore, la nuova Blackout, battle royale in versione Call of Duty e la già citata Zombi. Tre gruppi molto diversi, da distinguere nettamente l’uno dall’altro.

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Il cuore di Black Ops rimane sempre il Multigiocatore classico.

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Per quanto Blackout al momento stia andando fortissimo su Twitch, tanto da trainare tutto il gioco, piazzandolo al momento sopra Fortnite, il cuore di Black Ops rimane sempre il Multigiocatore classico: Controllo, Furto, Tutti contro Tutti, Uccisione Confermata, Cerca e Distruggi, Dominio, Postazione e Deathmach a Squadre. Una serie di modalità che, per giocarle e comprenderle bene tutte, bisogna mettercisi per giorni, settimane e di più. Sicuramente la “facilità” di regole di un DM a squadre o anche di un Uccisione confermata, le rendono le modalità più veloci da giocare, del tipo, “mi faccio un paio di Deatmatch e poi vado a dormire”. Molto buona l’aggiunta della nuova modalità Controllo dove, a nostro parere, le diverse abilità degli specialisti vengono integrate nel migliore dei modi. Al meglio dei 5 round, una squadra attacca per prendere il punto A e il punto B, l’altra la difende. Se gli attaccanti riescono a conquistare entrambi i punti, vincono il round, altrimenti vince la difesa. Le 14 diverse mappe del Multigiocatore (con il sottoscritto che al momento premia in particolar modo Arsenal) danno una buona varietà anche in tal senso.

Battery, la sua macchina da guerra, le granate a grappolo e gli altri nove specialisti da poter utilizzare nelle partite Multigiocatore.

Come detto in precedenza, in Black Ops IIII ritornano gli specialisti, che avevano fatto il loro debutto nel 3. Riecco dunque i vari Ruin, Seraph, Battery, a cui si sono stati aggiunti nuovi soldati, mentre altri sono stati rimossi. Ogni personaggio ha abilità uniche. La prima, più facilmente utilizzabile (con il tasto R1) ha un cooldown, e va dal filo spinato di Torque al dardo sensore di Recon. La seconda, una super abilità che si carica più velocemente facendo punti in battaglia (e che si attiva tendendo premuto R1 ed L1), migliora decisamente la situazione in campo per chi la utilizza: Seraph, ad esempio, equipaggia il revolver Annihilator che uccide con un solo colpo, Nomad invece sguinzaglia per il campo la fastidiosissima unità K9, cani che seguono gli avversari fino a morderli mortalmente. Aggiunta fondamentale, e integrata alla perfezione, è la barra della vita, segnalata anche con un numero in basso a sinistra. Una terza abilità, comune a tutti, è relativa proprio alla salute; se infatti verrete feriti, premendo L1 (cooldown breve) vi potrete autocurare e riportare in breve tempo la vita al massimo.  Rimangono poi le serie di punti, che si sbloccano raggiunto un certo numero di punti in battaglia, e la scelta della classe. Per i primi livelli utilizzerete delle impostazioni predefinite, ma andando avanti avrete possibilità di personalizzazione per trovare armi, equipaggiamento e specialità che meglio si adattano al vostro modo di giocare.

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Blackout rispecchia la serie e non la tradisce.

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La novità più evidente arriva sicuramente da Blackout, battle royale in salsa Call of Duty. La popolarità che ha avuto ultimamente il genere, prima con PUBG e poi con Fortnite, ha portato l’azienda californiana a voler puntare su quella grossa fetta d’utenza a cui piacciono le battaglie che iniziano su grandi mappe che vanno via via rimpicciolendosi. Ma lo fa mantenendo una sua integrità. La modalità rispecchia la serie e non la tradisce. Potrete affrontare le partite da soli, in duo o in quartetto. Come da copione, verrete lanciati dall’alto, da un elicottero in questo caso, e vi tufferete nella parte di mappa che più vi aggrada. Il primo compito sarà quello di raccogliere più armi, mirini, medikit possibili, per partire subito bene equipaggiati. Essendo COD, avrete anche la possibilità di trovare perk. Come ogni buon battle royale, dopo un tot di tempo l’area sicura diventerà sempre più piccola. Se siete caduti in una zona lontana dalla “safe”, ci saranno dei mezzi (quad, furgoni) che potranno evitarvi lunghe corse sotto il Sole. L’unico peccato è che abbiamo trovato decisamente scomodo il dover accelerare e frenare con la levetta analogica anziché con i più classici L2 e R2. Problema questo riscontrato anche, ad esempio, quando si guida l’RC-XD nel multigiocatore. Lo scopo della modalità è il solito. Sopravvivere fino alla fine, fare kill, lootare gli sconfitti e sperare di chiudere tra gli ultimi, possibilmente rimanere proprio l’ultimo in piedi.

Nel tempo delle battle royale, Blackout fa un ingresso a gamba tesa prendendo il pallone e portandosi con sé tantissimi giocatori.

C’è poi la terza forma del gioco, la modalità Zombi, nata con World at War e diventata marchio di fabbrica di Black Ops. Le ondate di cadaveri che camminano continuano a piacere, e in questo capitolo il tutto è strutturato in modo immersivo e molto profondo. Come dicevamo ad inizio recensione, qui potete trovare gli unici rimandi di una struttura narrativa. In questo caso la storia di Scarlett, Bruno, Diego e Shaw, avventurieri tra l’antica Roma, nella mappa “IX” e a bordo dell’RMS Titanic in “Viaggio disperato”. Con un mood diverso dalle precedenti modalità, Zombi esprime al massimo la voglia di far saltare teste a destra e sinistra. Una modalità divertente ma da spulciare per bene per conoscerla al meglio. Ad inizio partita dovrete scegliere una classe (Guardiano, Berserker, Tempesta, Warlord a cui si aggiungono, livellando, Baluardo e Razzo). Classi queste che potrete poi modificare per crearne una vostra personalizzata. Potrete scegliere di portare quattro elisir, delle abilità generalmente immediate, da assegnare alla croce direzionale del pad. All’interno delle mappe troverete delle statue di divinità (Danu, Ra, Zeus, e Odino) a cui potrete assegnare una specialità, che si sblocca pagando la valuta accumulata in partita. Perché lo scopo di questa modalità è sopravvivere alle ondate di zombie, accumulare soldi facendo kill, che serviranno poi per aprire passaggi, andare avanti e migliorare il proprio equipaggiamento. Partirete infatti con un armamentario iniziale da rendere più forte man mano che si prosegue nella mappa. Peculiarità, in questo senso, sono sicuramente le armi speciali: Chakram della Vendetta, Martello del Valhalla, Scettro di Ra e Vipera e Drago, una sorta di ultimate che, una volta attivate, miglioreranno decisamente la situazione tra la massa di morti che camminano.

In conclusione, Black Ops IIII è un gioco con tre anime distinte. Tre giochi sostanzialmente diversi tra di loro, ma ognuno dei quali funzionante e che riuscirebbe ad andare avanti anche con le proprie gambe. La grande varietà aumenta indubbiamente la longevità del gioco e riesce a rispondere a bisogni videoludici di una fetta più vasta di giocatori. Un ottimo comparto grafico e audio completano il tutto. Un Call of Duty a cui non manca niente, con cui dover prendere prima le misure di mappe, abilità e armi, iniziare come facile carne da macello, inveire contro tutto e tutti e poi capire ed entrare nei meccanismi di gioco. E rimanerne decisamente appagati.

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