No place for Hide(o)?

I videogiochi, hanno segnato la mia vita. L’hanno modellata, l’hanno indirizzata. Mi hanno istruito. E tra quegli artisti che, a loro insaputa, hanno condizionato per sempre il mio essere, vi è uno dei maestri orientali dell’intrattenimento elettronico: Hideo Kojima. Un nome oggi scomodo, dopo tanti anni di onorato servizio, proprio come quello degli sfortunati protagonisti del filone action anni ottanta, da cui raccolse l’ispirazione per donare la vita al suo amato e odiato figliol prodigo: Metal Gear.


Se non sapete di cosa stia parlando, vi consiglio caldamente di aggiornarvi qui e qui. L’episodio è tra i più amari che io ricordi tra quelli che hanno scritto la storia del videogioco e segna inquietanti precedenti. Perché il nome di questo geniale, smilzo e vispo artista giapponese di oltre cinquanta anni, sta letteralmente sparendo dalle copertine delle sue stesse opere… come in una famosa scena di Ritorno al Futuro.

Tutto quello che potrebbe assumere il volto del “lato oscuro del videogioco” può leggersi tra le righe della faida tra Konami e Kojima Production, lo studio di sviluppo fondato e diretto dal papà di Solid Snake. Loghi cancellati, telefoni aziendali e mail di lavoro bloccate, divieto di qualsiasi apparizione pubblica sulla vicenda, che sia tramite social network o interviste. Fonti interne che raggiungono la stampa per far sapere almeno ai fan, col fiato sospeso (compreso chi vi scrive), la gravità dei fatti. Mentre in rete tutto ciò che circolano ufficialmente sono fredde e sostenute dichiarazioni della corporazione nipponica, che sanno tanto di Stato di Controllo da Terzo Reich.

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Kojima Production a casa. Kojima via dalle alte dirigenze di Konami. Personale sotto contratto fino a fine sviluppo dell’attesissimo, annunciato capolavoro che risponde al nome di Metal Gear Solid: The Phantom Pain. Aperti i cantieri per un nuovo e interno studio di sviluppo dei prossimi capitoli della saga. Dopo trent’anni di emozioni passate da padre a figlio, Metal Gear sembrerebbe annunciare la propria morte, ingloriosa e indegna.

Lo ammetto, quando ero solo un ragazzino avrei forse odiato Hideo davanti alla morte del vecchio e stanco Old Snake di Guns of the Patriots. Perché lui, anche se continuava a negarlo, era il mio eroe. Oggi, però, mi guardo allo specchio e ritrovo un uomo. Che lavora e lotta ogni giorno per il riconoscimento culturale e artistico di quelli che in Italia sono ancora definiti come “giochini elettronici”. Ebbene, quest’uomo oggi odia Konami, odia una corporazione che impedì al tempo a un artista di far morire il suo personaggio, frutto del suo genio, come disegnato nella sua mente… per puri interessi economici. Che si è appropriata di quell’idea come oggi fa con le tecnologie che la rendono “viva” (Fox Engine sviluppato da Konami??!). Che sta tentando di cancellare il suo nome come nazisti con fiaccolate di libri. Che sta depredando come una iena il cadavere del nostro Big Boss, buttando al suolo la sua Mother Base, dando alle ceneri la sua Zanzibar Land.

Sono giorni tristi. Sono giorni neri. Mentre scrivo queste righe, la PlayStation acquistata nel lontano novembre 1995 è accesa sotto alla TV. Il primo capitolo della saga Solid, gira orgoglioso nel suo disc-tray ancora perfettamente funzionante. Quella scritta, #ahideokojimagame, appare tremula eppur sicura nell’oscurità della stanza. Guardo la confezione di Sons of Liberty, dove un generoso Shinkawa mi disegnò in pochi istanti un indimenticabile Raiden. Ripenso a quando strinsi la mano al maestro, così umile e “normale”. Che mi apparì prigioniero di un sistema che no, non era ciò che immaginava e desiderava per le sue “bambine”. Le sue avventure. La sua ARTE.

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E perché non fare parallelismi con il povero, nefasto Team Silent? Una squadra “magica”, che mise le mie nottate davanti ai viaggi oscuri di David Lynch in poligoni, luci ambientali e note musicali che mai dimenticheremo. “Dismesso”. Perché ripetere i propri errori? Perché “il mondo” dovrebbe comprendere, rispettare e conoscere il videogioco prima di parlarne, discuterne, deciderne… se le stesse aziende che lo rappresentano lo calpestano?

Vorrei sorridere, davanti a quello scempio di doppiaggio italiano del primo Metal Gear Solid che ora rimbomba dalla mia TV. La voce del colonnello, oggi genererebbe più meme di Carl e Rick. Ma il mio cuore si è spezzato e implora di non assistere allo stupro di una delle sue storie più importanti, quella con Snake e Liquid, Ocelot e Big Boss, Ray e Rex, The end e The Boss.

Uno stupro tra l’altro annunciato, che minaccia giochi dai tempi di sviluppo contenuti, per un pubblico allargato e lobotomizzato. E in tutto questo, la rovina dell’artista. Dove andrà Hideo Kojima? Perché il colosso nipponico minaccia di tenerlo al guinzaglio, “in qualche modo”. Già. Hideo dovrebbe continuare a dirigere la saga, a detta di Konami… perché è un suo dipendente (sarei curioso di leggere i termini del contratto).

Non pensavo di vedere qualcosa di più triste e amaro dopo il finale di Mass Effect 3, modificato per le richieste dei fan, così presto. Guardo le confezioni di queste pietre miliari della mia passione e penso che anche questa volta, a settembre, piangerò come un bambino davanti ai titoli di coda dell’ennesima opera d’arte di questo timido, introverso genio della nostra era. Solo che saranno lacrime di tutt’altro genere, queste. Perché azioni come quella portata avanti da Konami in questi giorni bui, sono il FOX DIE del videogioco. E se non ci opporremo TUTTI, prima o poi ne segneranno la sua fine.

Puoi ancora scegliere. Vivi Hideo. Vivi…

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