Non capita molto spesso che i videogiochi affrontino tematiche delicate come i problemi psicologici. Sym vuole cambiare questa convenzione. Si tratta di un puzzle platformer, che ha come tema principale la timidezza e l’ansia sociale.
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Sym, vale la pena dirlo, è stato scritto dagli italianissimi Atrax Games, al secolo Sebastiano Morando e Francesco Lanciai, che si sono lanciati in un’impresa veramente delicata. Per raccontare questo problema, Sym si concentra su un personaggio 2D chiamato Josh, che esiste in due mondi: un piano colorato di bianco, a rappresentare il mondo reale; e un piano sotto sopra, in negativo, che rappresenta il mondo interiore di Josh.
Attraverso il suo game design, Sym porta i giocatori nella testa di qualcuno che soffre d’ansia sociale. I puzzle si risolvono facendo uso di entrambi i mondi, anche se i livelli non sono sempre unidirezionali, ed è possibile scegliere in quale piano procedere. Il mondo è pieno di bulbi oculari che guardano le azioni di Josh, a mimare la fastidiosa sensazione di essere sempre al centro dell’attenzione che prova chi soffre di ansia sociale. Nel corso dei livelli appaiono anche delle frasi, allusioni al tema del gioco. Ecco come Morando spiega il suo gioco ai microfoni di Polygon.
Rappresenta la divisione tra il mondo della mente dove solo io posso esistere, dove posso nascondermi dal mondo reale, che nel mondo del gioco è il mondo bianco. Stare nel mondo bianco significa che sto affrontando le mie paure, rimanere nel mondo oscuro significa che mi sto nascondendo da esse.
Nel lato bianco ci sono le cose reali, viventi: mostri e fiori ostili. Rappresentano le nostre paure, qualcosa che dobbiamo fronteggiare. Nel lato oscuro ci sono delle lame: rappresentano i trucchi della nostra mente, qualcosa che dobbiamo evitare. E poi ci sono i circuiti: dobbiamo capire come funziona la nostra mente e usare questo meccanismo a nostro vantaggio.
Non si tratta, tuttavia, di un gioco per curare l’ansia sociale, quanto piuttosto di una raffigurazione di un problema psicologico, che può aiutare chi non ne soffre a capirlo più a fondo.
Anche perché, per definizione, l’ansia sociale tende a essere un mistero, perché chi ne è affetto è rinchiuso nel suo piccolo mondo. Ecco come Morando spiega le intenzioni dietro il suo gioco:
Non ho ideato il gioco per aiutare le persone che hanno l’ansia sociale. Nella mia opinione i giochi non sono qualcosa che dovrebbe essere usato come terapia. È un argomento a cui mi sento vicino e di cui volevo parlare. Non penso che un gioco potrebbe spiegare un tema così difficile, ma un gioco può parlarne come ogni altra forma d’arte.
In realtà penso che il gioco faccia il contrario. È ideato per aiutare i giocatori a comprendere come si sente qualcuno con l’ansia sociale. Il modo principale in cui questo potrebbe aiutare le persone che soffrono del disturbo è riconoscere che c’è qualcun altro che ha lo stesso problema, identificato che non si è soli.
Anche se il gioco non ha intenti terapeutici, io invece credo che potrà essere usato a questo scopo. Il gioco ha infatti una concezione tutta sua di user generated content: sarà infatti presto disponibile un editor dei livelli che, secondo le intenzioni di Morando, permetterà alle persone di plasmare le proprie storie e contribuire con le loro esperienze. Se non è terapia di gruppo questa…
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