L’otto dicembre dello scorso anno usciva, su PC e Xbox One, Hello Neighbor, gioco realizzato da Dinamic Pixels e pubblicato da tinyBuild. Lo sviluppo stesso del titolo fu tutt’altro che semplice, e subì rinvii dovuti anche a feedback non positivi ricevuti durante le varie build pubblicate nel tempo. A fronte di un enorme successo riscontrato sulla rete con i video gameplay, la stampa (e il pubblico in generale) non fu decisamente clemente con il team russo, affibbiandogli voti da prodotto mediocre. A fine luglio il gioco è uscito anche su PlayStation 4, Nintendo Switch e dispositivi mobile. Noi abbiamo avuto modo di testare la versione per la console Sony, e le opinioni continuano ad essere contrastanti.
Tutto comincia con una palla calciata da un ragazzino (il protagonista) lungo la strada di uno di quei classici quartieri americani fatti di villini uno di fianco all’altro. Villini in cui abitano famiglie e in cui si fa conoscenza dei vicini di casa; in Hello Neighbor però, forse sarebbe meglio non sapere cosa faccia durante il giorno il baffuto antagonista che abita di fronte a noi. Dalla sua residenza, infatti, arrivano strani rumori e si vedono cose non proprio lecite; il ragazzino, curioso, proverà a capire cosa stia succedendo di losco nel suo scantinato. La storia, divisa in tre atti, si evolve a livello di immagini: una situazione apparentemente tranquilla di giorno, per passare ad un frangente fatto di barricate decisamente più oppressivo e finendo con viaggi della mente e situazioni che vanno oltre le strutture logiche. Il che, a livello di descrizione di una storia, per quanto criptica, funziona anche bene.
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 Fin dall’inizio, c’è un enorme sensazione di essere smarriti e lasciati a voi stessi.
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Hello Neighbor è un stealth game che unisce elementi puzzle: il vostro compito sarà quello di raggiungere determinati obiettivi risolvendo enigmi e stando alla larga dal vostro vicino. Questo perché, ogni volta che noterà la vostra presenza, inizierà ad inseguirvi. Se vi prende, ripartirete dall’ultimo checkpoint. Come base gameplaystica sembra molto basilare e funzionante, solo che si scontra con dei difetti di cui non è possibile non parlare. Innanzitutto, fin dall’inizio, c’è un enorme sensazione di essere smarriti e lasciati a voi stessi. Il non mettere riferimenti su cosa fare ed eliminare i tutorial alza sicuramente il tasso di sfida, ma, soprattutto per le prime fasi, rende il tutto decisamente frustrante. Girare e rigirare per casa alla ricerca di non si sa cosa vi farà venire un gran mal di testa, rischiando di rinunciare fin da subito. Non si capisce infatti cosa si debba fare di preciso, e alcune cose sembrano lasciate al caso, o decisamente forzate.
Poi, a poco a poco, inizierete a capire che si possono raccogliere gli oggetti, e con essi sbloccare determinate situazioni, dovendo però andare spesso oltre a quelli che sono i normali schemi di un videogioco, e pensare in modo più ampio. Quasi come l’IA del vicino che migliora e inizia a piazzare trappole lungo le strade che battete di più, voi dovrete andare a tentativi e sbloccare punti che sembrano morti con l’uso della testa. Il tutto però risulta essere dannatamente frustrante (con la stessa testa che continua a girare sempre di più). Anche la presenza e funzione del vicino risulterà essere non del tutto decisiva: ogni volta che verrete presi dal baffuto nemico, infatti, non succederà nulla di particolare se non partire dall’ultimo checkpoint. Non perderete gli oggetti e tutto rimarrà come prima. In questo modo l’essere acchiappati, se le prime volte potrebbe farvi prendere dei (molto) piccoli colpi, poi diventerà una routine decisamente fastidiosa, da farvi dire “ok, ok, prendimi pure”.
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Paradossalmente poi, andando avanti con il gioco la situazione si fa più semplice.
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Paradossalmente poi, andando avanti con il gioco la situazione si fa più semplice, nel senso: inizialmente la casa è più piccola, e il vicino ve lo ritroverete spesso accanto a voi. Andando avanti con la storia, e aumentando le dimensioni della residenza, dovrete badare più agli enigmi (alcuni comunque decisamente tosti) che alla presenza dell’antagonista. Altri piccoli problemi si possono riscontrare con qualche calo di frame e i controlli che almeno su PlayStation 4 risultano difficoltosi in alcuni punti (ad esempio nell’aprire i tanti cassetti presenti). Oltretutto, visti i tanti oggetti che compaiono e che si possono spostare, spesso incapperete in simpatici bug, con sedie e divani che cascheranno nelle posizioni più improbabili. In alcune situazioni poi, lo stesso vicino si bloccherà su porte e mobili, lasciandovi girare indisturbato per casa.
Se c’è una cosa da dire a favore di Dinamic Pixels è che il gioco funziona a livello artistico: lo stile grafico molto cartoonesco e la scelta di ambientare una buona parte della vicenda all’aperto e di giorno sembra scontrarsi con i canoni da stealth game, diciamo, horror. Però è una visione diversa e un azzardo da premiare. Il vicino, poi, a livello estetico, funziona alla grande. Saranno i baffi, saranno gli occhi, ma il personaggio è ipnotico e iconico fin dal primo sguardo, non riuscendo neanche a capire se faccia timore o meno. Per quanto riguarda l’audio invece, possiamo dire che, a fronte di alcuni rumori scelti non proprio felici, e che ripetendosi spesso creano qualche fastidio, alcune musiche di sottofondo partono in momenti giusti per creare maggiore atmosfera.
In conclusione, Hello Neighbor è un gioco che vive di alti e bassi. A fronte di una scelta particolare di ambientare uno stealth game horror fuori dagli standard canonici, ci sono deigli evidenti problemi di gameplay e di game design che potrebbero stressare fin troppo i giocatori. Se da un lato il vicino cattivo sembra un personaggio iconico a livello artistico, dall’altro non sembra compiere al 100% il ruolo per cui è stato creato. Titolo consigliato giusto (e neanche a tutti) i fan del genere.