Recensione Remothered: Tormented Fathers

Darril Arts e Stormind Games, aziende con base a Catania, hanno dato alla luce un progetto ambizioso che sicuramente non passerà inosservato agli occhi dei fanatici del genere horror: si tratta di una trilogia made in Italy. Il primo titolo della serie, Remothered: Tormented Fathers, è il frutto di innumerevoli sforzi, necessari per presentare un’opera ben congegnata sin dai momenti iniziali, facendo vivere ai giocatori questa avventura misteriosa dalle tematiche molto cupe. Il titolo presenta caratteristiche e funzionalità simili a prodotti già visti, come Outlast e The Evil Within, ma nonostante tutto il risultato è molto accattivante e suscita ansia e paura, per merito anche dell’ottima colonna sonora adatta al contesto. Insomma, le premesse sono buone, chissà se riuscirà a farci rimanere incollati su schermo fino alla fine. Scopriamolo insieme.

Il titolo inizia presentandoci Rosemary Reed, nome ispirato al film Rosemary’s baby e con le fattezze di Jodie Foster riprese da Il Silenzio degli Innocenti, una donna intenzionata a scoprire cosa è capitato alla figlia del notaio Richard Felton, un uomo molto malato e con un passato ignoto e oscuro. La protagonista, recatasi nella villa di quest’ultimo, incontrerà Gloria, che ricoprirà il ruolo di assistente. Qui possiamo già dare un’occhiata all’ambientazione e, dopo questo tour rapidissimo, incontreremo proprio Felton, con il quale parleremo: già in questo frangente verranno a galla molte informazioni sulla trama, ma appena nomineremo la fanciulla scomparsa, Celeste, il padrone di casa andrà su tutte le furie, insultandoci e costringendoci ad andare via. Rosemary non vuole proprio arrendersi e aspetterà la notte per intrufolarsi nell’abitazione, così da scoprire le cause della sparizione della bambina e il segreto riguardante l’oscura famiglia Felton. Da qui incominceremo a muovere i primi passi nel gioco.

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Nella casa troveremo alcuni oggetti che aiuteranno l’utente a rallentare e contrastare i nemici presenti.

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L’opera si presenta con una visuale classica in terza persona, in cui i svariati elementi stealth ricordano The Evil Within. Dopo aver preso il pad in mano, verremo subito informati su cosa potremo utilizzare per riuscire a sopravvivere all’interno della villa. La protagonista sarà dotata della classica torcia, immancabile in questo tipo di giochi, mentre nella casa troveremo alcuni oggetti che aiuteranno l’utente a rallentare e contrastare i nemici presenti. Inoltre, saranno attivi dei potenziamenti in grado di offrire dei boost ai consumabili. Come in Outlast, in Remothered: Tormented Fathers potremo nasconderci negli armadi o sotto le poltrone, in modo da ingannare i nostri inseguitori, facendo però particolare attenzione, perché potrebbero localizzarci nel nascondiglio scelto. Date le circostanze è stata introdotta un’aggiunta veramente gradita, ovvero l’apparizione a schermo di un minigioco e, se quest’ultimo andrà a buon fine, sarete al sicuro, altrimenti verrete afferrati e lanciati sul pavimento, ricominciando la corsa e cercando nuovamente di fuggire dalla minaccia incombente.

Ecco la protagonista del titolo, Rosemary Reed.

L’ambientazione dell’opera è ben realizzata e curata nei minimi dettagli, e risulta piacevole soprattutto per gli appassionati del genere. Purtroppo, alla lunga, inizierà a risultare un po’ ripetitiva, dal momento che spesso e volentieri ci ritroveremo a vagare nelle stesse stanze in cerca dell’oggetto chiave che può garantirci il proseguimento della storia. Questa monotonia, combinata con l’andamento lento dei movimenti di Rosemary, anche quando non è accovacciata, renderà alcune fasi di gioco davvero molto lunghe. I nemici che incontreremo durante la trama principale sono relativamente facili da gestire e non sarà troppo complicato focalizzare la loro attenzione altrove o rallentarli con il coltello in nostra dotazione nel momento in cui veniamo scoperti.

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Le tracce audio sono perfettamente gestite e capaci di immergere il giocatore in uno stato di ansia e paura creato ad hoc.

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Uno degli aspetti fondamentali di un videogioco del genere è un comparto audio degno di questo nome. Il sonoro risulta essere veramente dimpatto, e aiuta enormemente lutente a meglio captare la posizione di eventuali minacce. Spesso capiterà di udire i passi di qualcuno al nostro inseguimento, finendo alle volte per rivelarsi un’illusione della nostra mente in stato di allarme, come se fossimo in pericolo anche quando in realtà la strada è sicura. Mantenendo l’atmosfera tipica dell’horror, le tracce audio sono perfettamente gestite e capaci di immergere il giocatore in uno stato di ansia e paura creato ad hoc.

I nemici incominceranno ad inseguirvi non appena verrete visti.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, Darril Arts e Stormind Games hanno svolto un lavoro di buona fattura: le ombre dei personaggi e i riflessi che caratterizzano diverse parti di gioco sono ben realizzate. L’Unreal Engine 4, impiegato per dare vita all’opera, viene utilizzato con una cura pressoché maniacale, rendendo l’esperienza di gioco davvero realistica. Abbiamo trovato giusto un bug da segnalare: in determinate circostanze i nemici in corsa sono rimasti bloccati all’interno del pavimento, anche se in sostanza non è nulla che possa minare la qualità generale dell’opera made in Italy.

Tirando le somme, Remothered: Tormenthed Father è un prodotto italiano che punta a proporre delle meccaniche semplificate già viste in The Evil Within e Outlast, costruendo un’avventura horror creativa, originale e appassionante. La storia si intreccia perfettamente alle varie sequenze narrative, senza escludere qualche colpo di scena e, inoltre, alcuni jumpscare sono decisamente memorabili. Una piccola nota va fatta sull’intelligenza artificiale degli avversari: in alcune fasi pare fin troppo lampante lo spiraglio che il giocatore può sfruttare a proprio vantaggio per avanzare senza essere scoperto, rendendo l’esperienza stealth abbastanza facilitata. L’opera presenta comunque delle fondamenta molto solide e ottime come punto d’inizio per la saga, il cui seguito speriamo di poter provare quanto prima, senza alcun indugio.

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