Pit Fighter: L’Alba del Digital Fighting

1990 – Si è generalmente portati a considerare Mortal Kombat di Midway come il titolo che per primo sdoganò il concetto di grafica digitale all’interno dei picchiaduro ad incontri. Pur avendone senza dubbio fornito la più efficace rappresentazione, il prodigio di Ed Boon e soci non fece in realtà altro che spingere ad un più elevato livello strutturale l’impostazione grafica del vecchio Pit Fighter della Atari: progetto non certo esente da evidenti lacune tecniche, ma pur sempre pioniere di una filosofia stilistica che avrebbe dominato per gran parte degli anni ‘90.

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Tra le più interessanti feature di Pit Fighter figuravano la possibilità di utilizzare svariati elementi dello scenario come corpi contundenti e di organizzare divertenti sezioni Multiplayer a tre, sulla falsariga di International Karate + .

Frutto dall’ardita ambizione di applicare a fondali bidimensionali, Sprite relativi ad attori precedentemente filmati su Blu-Screen, questo tozzissimo beat’em up approdò nelle sale di tutto il mondo proprio agli inizi del decennio succitato, registrando sul pubblico un impatto decisamente positivo.  Sebbene le proporzioni dei lottatori fossero spesso sfalsate, la qualità delle digitalizzazioni oltremodo caracollante ed il gameplay di supporto inevitabilmente compromesso dalla generale carenza di animazioni, esso riusciva infatti a stupire i suoi spettatori con il solo peso delle sue ambizioni.

Un’ insolita qualità insita, per l’appunto, in una cosmesi visiva che all’epoca risultava tanto rivoluzionaria da oscurare quasi ogni limitazione. Non era in effetti raro giocare a Pit Fighter ritenendo di star in qualche modo osservando il futuro dei videogame, tanto meno infrequente rimanere a bocca aperta nel contemplare la straordinaria “umanità” dei suoi protagonisti. Una sensazione questa, per molti versi agevolata dal “realismo” proprio del contesto di sfondo ai combattimenti, che vedeva questi ultimi avvenire nella clandestinità di uno squallido bar affollato di teppisti, piuttosto che negli spettacolosi scenari proposti da chissà quale esotico torneo.

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Prima che Street Fighter II rivoluzionasse la struttura dei Picchiaduro ad incontri introducendo un rooster di ben otto personaggi selezionabili, i solo tre combattenti proposti da Pit Fighter potevano essere in effetti sufficienti ad appagare i giocatori.

A fronte dei “record” maturati nel corso della sua breve ascesa al vertice del Mercato Coin-Op, Pit Fighter non sarebbe in ogni caso riuscito a reggere al passare del tempo: penalizzato da imbarazzanti conversioni home, oscurato dal successo di Street Fighter II e poi definitivamente schiacciato da Mortal Kombat, il brand finì difatti per scivolare rapidamente in un oblio da cui non sarebbe mai più risorto.

V MENSILE
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V008 Mensile
Attivamente Impegnato nel settore editoriale dal 2003, ha scritto per le più note riviste videoludiche italiane, concentrandosi spesso nell'area Retrogaming. Dopo aver pubblicato il saggio Storia delle Avventure Grafiche: l’Eredità Sierra, svolge ruolo di docente presso l’Università degli Studi Link Campus di Roma in collaborazione con la Vigamus Academy rivestendo, in parallelo, la carica di Vice Direttore del mensile multipiattaforma V.