Recensione Ni No Kuni II: Il destino di un Regno

Penso che Ni No Kuni II: Il destino di un Regno sia stato il titolo più difficile, per me, da recensire negli ultimi mesi. Non tanto per le ore necessarie a raggiungere una conoscenza del gioco a 360 gradi, quanto per le mie difficoltà a pronunciare bene il nome dell’opera targata Level-5, storpiata decine di volte nelle lunghe giornate a Ding Dong Dell e dintorni. Facciamo un passo indietro, però, e spendiamo due parole sul primo capitolo, Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea. Il titolo arrivò in Europa solo nel 2013, portando con sé tutte le problematiche di un prodotto destinato al Nintendo DS. Nonostante i limiti, le avventure di Oliver riuscirono a ritagliarsi una nicchia più ampia del previsto grazie a un’opera di qualità, riconosciuta tanto dalla critica quanto dal pubblico. Torniamo dunque a “Il destino di un Regno”, che si discosta totalmente dai fatti già narrati per consentire, probabilmente, anche ai nuovi interessati di approcciarsi al gioco e vedere se Evan Pettiwhisker Tildrum sarà un protagonista al livello di Oliver o, chi lo sa, superiore al bambino.

C’era una volta, nel regno di Ding Dong Dell, un Re di nome Leopold. Il sovrano, pur con qualche affanno, riusciva a mantenere l’equilibrio nel regno, ma un giorno qualcosa cambiò: una malattia se lo portò via. Evan Pettiwhisker Tildrum, il giovane figlio, si ritrovò a dover governare dove equilibrio non c’era, e ben presto la situazione mutò. La fazione dei Murinidi decise di organizzare un colpo di Stato per togliere il comando a quella dei Felinidi, il tutto mentre uno sconosciuto di nome Roland, proveniente dal mondo reale, incontrava casualmente il futuro Re. L’adulto, una volta compresa la gravità della situazione, riuscì a portare in salvo Evan Pettiwhisker Tildrum, rivelandogli poi di provenire da un mondo lontano lontano. A questo punto, i due si allearono e fondarono Eostaria, ma il loro scopo era ancora più ambizioso: collaborare con gli altri regni e riunirsi sotto un’unica bandiera.

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I temi trattati potevano essere decisamente più maturi, ma purtroppo non è stato così.

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Quella sopra era la trama riassunta proprio all’osso, ma le avventure di Evan e Roland sono più profonde di così, in quanto accompagneranno i protagonisti nella propria crescita e li indirizzeranno verso il loro obiettivo. Purtroppo, nonostante il metodo utilizzato, stiamo parlando di una trama che pecca nel punto più importante: la maturità dei temi trattati. Nonostante il colpo di Stato e una perdita, Evan sorride come se nulla fosse, oppure, in seguito a imbrogli verso il popolo, un sovrano continua comunque a governare in tutta tranquillità. Sono solo due esempi, ma ne potremmo portare ancora per far capire che il livello di narrazione, purtroppo, non ha fatto il salto di qualità tanto atteso.

Il personaggio più odiato di tutti? Eccolo!

Nonostante la trama deludente, fortunatamente Ni No Kuni II riesce a conquistare il giocatore grazie alla varietà offerta nelle diverse situazioni di esplorazione: nel primo caso, ovvero perlustrando la mappa generale, i personaggi saranno rappresentati in formato chibi e, toccando il nemico, inizierà l’incontro con un gruppo di mob; nel secondo, invece, muovendosi in un luogo particolare, l’intero team verrà raffigurato con lo stile grafico già famoso, e i combattimenti partiranno senza nessuna transizione, inoltre sarà possibile vedere sin da subito tutti i nemici presenti.

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Il combat system è complesso da leggere, ma davvero semplice sul campo.

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Per quanto riguarda il cuore di Ni No Kuni II, ovvero la battaglia con i nemici, si vede la cura per il dettaglio, ma proprio questa ricerca per i particolari ha finito per abbassare il livello di difficoltà. In ogni combattimento, sarà possibile prendere il controllo di uno dei tre personaggi del team senza limiti, così come si potrà cambiare arma (anche qui ne sono presenti tre) in base al livello di carica. Specifichiamo: sferrando tanti attacchi, le spade, o quello che uno ha equipaggiato, accumuleranno potere fino al 100%; una volta raggiunto questo punto, tramite le magie potrete potenziarle o comunque scaricare un colpo particolarmente forte contro il nemico. Il gioco sin da subito consiglierà di fare molta attenzione e alternare le tre armi, così da ritrovarsi sempre con una carica e pronta all’uso; inoltre offrirà l’opportunità di impostare il cambio semi-automatico, il quale equipaggerà sempre quella dotata di più energia.

Non preoccupatevi, non è così difficile da sconfiggere.

Ogni personaggio, poi, potrà equipaggiare fino a quattro magie, tutte potenziabili tramite il giusto edificio. A questo punto, c’è da considerare la variabile Cioffi: durante l’avventura principale, la Zia Martha ci donerà alcuni piccoli esserini (che personalmente mi ricordano i Pikmin) molto utili in battaglia. Una volta raggruppatisi, il personaggio in uso potrà sfruttare la loro abilità, che varierà in base al tipo di Cioffo equipaggiato. Sarebbe un reato dimenticarsi del Nume, Solario, e di come esso sia utile negli scontri: tramite una sfera dorata, che dropperà casualmente, si potrà attivare la modalità frenesia, che per alcuni secondi renderà il personaggio più forte e letale. Come avrete già capito, il sistema di combattimento di Ni No Kuni II è un inferno da leggere, ma allo stesso tempo estremamente semplice da sfruttare completamente in battaglia: ciò, purtroppo, ha reso il gioco fin troppo semplice, tanto che, svolgendo qualche quest secondaria tra una missione principale e l’altra, sconfiggerete qualsiasi nemico senza alcun problema.

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Le Battaglie Campali risultano solamente noiose da completare.

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Se le fasi di combattimento sembrano lunghe e complicate, quando dovrete svolgere le Battaglie Campali rimpiangerete l’ingegno descritto prima. In questi particolari scontri, si guiderà un vero e proprio esercito contro gli avversari: comandando quattro forze a nostra scelta sarà fondamentale scegliere chi schierare in prima linea e chi invece dietro (qualcuno ha detto arcieri?). La semplicità disarmante delle battaglie, unita alla noia provocata, hanno fatto diventare la modalità una debolezza, in quanto con poca pianificazione si riuscirà sempre ad avere la meglio sul nemico e molte dinamiche come i rinforzi o il potenziamento delle truppe risulteranno ben presto marginali.

Non riusciamo a nascondere il nostro astio verso questa modalità.

Oltre alle fasi di combattimento, molta importanza è stata data a quelle di gestione del regno. Eostaria, che fonderemo quasi dieci ore dopo l’inizio dell’avventura, dovrà accogliere sempre più persone, chiamate talenti, avere più edifici e produrre più materiali: ciò vuol dire che dovremo tornare di frequente al centro di gestione e investire le risorse per delle migliorie, anche perché alcune saranno fondamentali per il proseguo della storia. Il sistema di progressione, in realtà, è semplice e intuitivo, ma ha una pecca, ovvero la lentezza delle ricerche: potreste aspettare oltre un’ora per un benefit e non saranno pochi quelli disponibili.

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L’Equalizzatore poteva essere un capolavoro: purtroppo, invece, il basso livello di difficoltà l’ha reso inutile.

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Un oggetto tanto interessante quanto, purtroppo, inutile è l’Equalizzatore. All’interno di questo misterioso artefatto ci sono quattro quadranti: il primo relativo ai danni da infliggere; il secondo invece con le resistenze ai vari elementi; il terzo con i drop a fine battaglia e il quarto con dei bonus ai parametri. In parole povere, per ogni aumento di livello, oltre ai normali upgrade alle statistiche come PV e PM, riceveremo dei punti battaglia da assegnare ai quattro quadranti. Nel primo, potremo scegliere contro che tipo di mostri infliggere più o meno danno; nel secondo invece a quali elementi, come fuoco o veleno, resistere; il terzo regolerà i drop, così da farci ottenere esperienza, Dorados, oggetti o materiali in più; il quarto, poi, consentirà di aumentare ulteriormente alcune abilità come attacco corpo a corpo, difesa, velocità di fuga e tanto altro ancora. Se tutto ciò sembra affascinante, a conti fatti risulterà inutile visto che potrete concludere la quest principale senza mettere mano all’Equalizzatore.

Pur essendo poco utile, l’Equalizzatore rimane una delle perle di Ni No Kuni II.

Tecnicamente parlando, Ni No Kuni II ha due facce: la prima è quella che incanta grazie al lato grafico semplicemente eccelso, dove il cel-shading fa da padrone e la mano di diversi membri di Studio Ghibli si vede; la seconda, invece, mette in mostra qualche compenetrazione di troppo e un frame rate che in alcune occasioni ha singhiozzato particolarmente (niente capace di compromettere l’esperienza, sia chiaro). Per fortuna, la colonna sonora di Joe Hisaishi (capace di comporre La Città Incantata e Il Castello Errante di Howl) raggiunge picchi incredibili e addirittura fa passare sopra agli errori scritti poc’anzi, in quanto si sposa perfettamente con il titolo e delizia il giocatore dall’inizio alla fine. Vorremmo lodare allo stesso modo la traduzione in italiano dei testi che, a conti fatti, è la vera debolezza di Ni No Kuni II: la differenza tra parlato e scritto è immensa, non parliamo di leggere variazioni, bensì di cambi radicali come quelli fatti ai nomi propri. Ecco che Evermore diventa Eostaria, così come per altre località e diversi personaggi che si incontreranno nella storia principale, provocando nel giocatore tanta confusione.

A conti fatti, Ni No Kuni II: Il destino di un Regno è un titolo grande e complesso, che offre ai giocatori una scelta varia: potrete dedicarvi quasi solo alla quest principale, sfiorando appena quella gestionale, oppure svolgere tutte le missioni secondarie, sconfiggere le creature del maleficio e varcare più porte oniriche possibili prima di completare il viaggio di Evan. Questa libertà si riflette anche nella possibilità di sfruttare al meglio ogni meccanica di combattimento, combinandola poi con l’Equalizzatore, con i Cioffi e con una corretta gestione delle ricerche dentro Eostaria, tutti elementi che contribuiranno a rendervi a tratti imbattibili. Il lavoro svolto, soprattutto rispetto al primo capitolo, è immenso: il gioco è stato praticamente rivoluzionato e de La Maledizione della Strega Cinerea rimane soltanto lo stile grafico prettamente fiabesco. Probabilmente avremmo parlato di un capolavoro se la trama non fosse stata un compitino e nulla più, oppure se ci fosse stata un’ulteriore revisione per quanto riguarda il comparto grafico e una localizzazione più fedele al parlato inglese. Insomma, Ni No Kuni II è un grande si con qualche piccola riserva, ma alla fine della nostra lunga avventura possiamo dire: e vissero tutti felici e contenti.

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