Ben trovati a tutti sulla nostra rubrica dedicata ai film d’animazione Disney. In seguito agli speciali sulle curiosità di Coco e sui segreti dell’iconica figura del castello (scenario intramontabile che apre le danze ad ogni nuovo capolavoro), ripartiamo con l’analisi e l’approfondimento dei vecchi classici; in particolare, dopo l’ultimo episodio incentrato su Peter Pan, proseguiamo con il capitolo 9, il quale sarà completamente dedicato alla storia della terza principessa disneyana in ordine di produzione, la cui creazione è postuma a Biancaneve e Cenerentola: stiamo parlando di Aurora, la protagonista de La Bella Addormentata nel Bosco. Se desiderate immergervi in una lettura all’insegna della fantasia e della magia, ma anche di un briciolo di pedagogia e psicologia, allora saremo lieti di accompagnarvi in questo piccolo viaggio.
Anzitutto, la principessa Aurora fu l’ultima a prendere forma sotto la supervisione dello stesso Walt Disney; difatti la produzione del film accompagnò l’azienda cinematografica per tutti gli anni cinquanta (periodo di tempo lunghissimo, interrotto da ulteriori progetti, quali la realizzazione di Lilli e il Vagabondo e il parco tematico di Disneyland) e la sua prima distribuzione nei cinema cadde nell’anno 1959, appena sette anni prima la morte del famoso produttore, nel 1966. Walt non mostrò mai particolare interesse per lo sviluppo di tale progetto, il quale richiese un elevato dispendio di denaro, destinato alle spese di produzione, reso ancora più significativo dal mancato successo dell’opera, rischiando di portare la compagnia sull’orlo della bancarotta. Su molteplici aspetti La Bella Addormentata nel Bosco si trova ad essere uno dei classici più simbolici, in termini artistici e tecnici, nel mondo cinematografico e in generale per la stessa azienda, a partire dalla sua distinta ambientazione all’utilizzo di nuovi strumenti tecnologicamente più avanzati rispetto ai precedenti, impiegati per la sua creazione, fino a rappresentare una vera e propria rottura con i vecchi sistemi di illustrazione.
Nel 1951 Walt Disney decise di dar vita a quello che sarebbe stato il sedicesimo classico avente la sua firma, ispirandosi alla favola di Charles Perrault “La Bella Addormentata”, della quale vennero modificati svariati elementi. Il primo fra tutti fu il nome della principessa, Aurora, che nella fiaba originale non apparteneva alla protagonista (il cui nome era Rosaspina), bensì alla figlia. In secondo luogo, la decisione di addormentare l’intero regno fu un’idea del re e della regina in seguito ad un accordo con le tre famosissime fatine (nel libro 7), le quali all’interno del film vennero chiamate Flora, Fauna e Serenella. Per concludere solo alcuni dei numerosissimi esempi di variazione del racconto, ci soffermiamo sulla figura del principe, il quale, figlio di un’orchessa che tenterà di divorare Rosaspina e i suoi figli, avrà modo di salvare la principessa dal sortilegio della strega cattiva, passati ormai cent’anni dalla profezia e passando per caso dalle parti del castello, ormai completamente nascosto dai rovi. Egli riuscirà a risvegliare Rosaspina e a sposarla. Per chi conosce bene la versione disneyana della fiaba, sappiamo bene che il castello sarà vittima della magia di Malefica una volta che Aurora si pungerà con il fuso, e che Filippo riuscirà a sconfiggere la strega e a risvegliare la protagonista in un tempo decisamente breve, se paragonato a quello del testo di Perrault.
Se il film di Walt Disney è una trasposizione cinematografica del racconto di un famoso scrittore, le musiche dell’opera non sono da meno: la colonna sonora venne difatti basata sul celebre balletto di Čajkovskij e registrata nel 1957. Per quanto riguarda invece la principessa, la sua figura fu ispirata nientepopodimeno ad una delle attrici di Hollywood più famose della storia: Audrey Hepburn. Nei paragrafi precedenti abbiamo accennato a come La Bella Addormentata nel Bosco sia stato un film sintomatico per quanto riguarda tanto la rottura di alcuni schemi produttivi quanto l’approccio con nuovi sistemi di realizzazione delle opere d’animazione cinematografica. Difatti il titolo in questione fu l’ultimo ad essere disegnato a mano; dal successivo in poi (La Carica dei 101), sarebbe stata utilizzata la xerografia, tecnica che avrebbe permesso il passaggio dalla carta alla celluloide. Fu inoltre il primo film a sfruttare le migliorie del widescreen Super Technicama 70, il quale avrebbe garantito una resa decisamente più dettagliata e articolata degli artwork sugli sfondi: uno dei punti di forza de La Bella Addormentata nel Bosco era proprio l’ambientazione medievale su cui Walt Disney puntava maggiormente, per fare in modo che il capolavoro si distinguesse da tutti gli altri, più “dolci” nelle forme. Infine, la fiaba fu l’unica prima di Frozen (2013, 54 anni dopo) ad essere stata filmata in Ultra widescreen. Tra le altre curiosità che contraddistinguono l’opera, tutti si ricorderanno sicuramente le diatribe tra Flora e Serenella sulla scelta del colore dell’abito della principessa, tra blu e rosa: tale indecisione è la stessa che si presentò tra gli autori durante la realizzazione del progetto, tant’è che scelsero di inserire entrambi i toni per l’incapacità di prediligere uno dei due.
Per quanto possa sembrare assurdo, Aurora, protagonista della storia, compare nel film per un tempo totale di 18 minuti: una misura davvero infima se si pensa che è il personaggio più importante. Ma vediamo insieme qual è il reale significato che si cela dietro la figura della ragazza e, di conseguenza, il messaggio che si racchiude nella produzione. Come la maggior parte dei classici Disney, i quali il più delle volte sono ispirati a fiabe e racconti per bambini celando un insegnamento, anche La Bella Addormentata nel Bosco oltre ad essere considerato un “semplice” cartone per i più piccoli, contiene naturalmente un messaggio ben più profondo. L’intento della fiaba prima e del classico Disney poi (più indirettamente) è quello di preparare le giovani donne ad abbandonare la propria fase adolescenziale, entrando in quella adulta, attraverso l’arrivo del menarca (rappresentato dal dito sanguinante di Aurora dopo essersi punta con il fuso), e in seguito (ma qui prendiamo in esame esclusivamente il racconto originale, poiché la trasposizione disneyana si conclude con il fidanzamento di Aurora e Filippo) al matrimonio e alla fecondità. Un’altra fase della vita, la vecchiaia, è inoltre rappresentata dall’antagonista Malefica, secondo molti il personaggio più riuscito nel film. Pertanto, aspetti di natura pedagogica vanno ad intrecciarsi con elementi di immaginazione e meraviglia.
Insomma, abbiamo scoperto interessanti retroscena e sorprendenti curiosità anche sul sedicesimo classico della Walt Disney Company; dopo la principessa Aurora la successiva apparirà sugli schermi cinematografici solo nel 1989, quasi 30 anni dopo: La Sirenetta. Il film uscì nelle sale americane il 29 gennaio 1959, mentre in Italia arrivò quasi un anno dopo, il 1 dicembre. Dalla storia della “bella addormentata” vennero estrapolati spin-off e live action, come Maleficent, con Angelina Jolie. Speriamo anche questa volta di avervi concesso qualche minuto in un mondo diverso, di avervi regalato un biglietto di andata e ritorno per un nuovo viaggio, permettendovi di ammirare le favole più celebri di sempre da un’altra prospettiva. Il nostro prossimo incontro sarà con uno dei classici più amati di sempre: La Carica dei 101.
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