Dead or Alive 5: Last Round: la recensione di VMAG

Va tutto bene se vi sembra un titolo familiare; Dead or Alive 5 si mette in gioco per la quarta volta, pronto ad affrontare la non-più-così-next-generation con Last Round che, seppur non sorprende per i nuovi contenuti, compie un ottimo lavoro con il rinnovo della propria veste grafica e del gameplay che lo caratterizza.

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Questa nuova versione del picchiaduro targato Tecmo Koei e Team Ninja fa il suo debutto su PlayStation 4 e Xbox One in grande spolvero, grazie ad una completa tirata a lucido delle texture e dei modelli, permettendo non solo una definizione curata e ricercata, ma aggiungendo anche effetti nuovi, come lo sporco che si legherà agli abiti dei nostri lottatori durante la zuffa, o le goccioline di sudore che, con realismo, scivoleranno dalla fronte dei combattenti.

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Se si parla di contenuti, poi, difficilmente Dead or Alive 5: Last Round può deludere le aspettative dei fan o dei meno fiduciosi; ben 35 sono i personaggi a disposizione nel roster di gioco, tra cui storiche glorie della serie come Kasumi e Hayate, stelle cadenti dalla saga di Virtua Fighter come Akira e Sarah, e due nuovi sfidanti, propri di questo tiolo, Raidou e Honoka.

Chi di voi ha giocato al primo capitolo di Dead or Alive, seppur con fatica, sicuramente riuscirà a riconoscere il padre biologico della protagonista, tornato dal regno dei morti in veste di Cyborg, ma sprovvisto, guarda caso, di memoria. Honoka, invece, è una dolce scolaretta idol di 18 anni, artefice di un proprio stile di combattimento, il prestigioso “Honoka Fu”, e sicuramente in linea con il prodotto a cui appartiene; entrambi questi combattenti disporranno di un pool di mosse sommativo a quello di diversi personaggi del titolo, andando a creare una sorta di riassuntivo Mokujin alla Tekken, immancabile nella stragrande maggioranza dei picchiaduro da salotto.

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Offrendo oltre 300 costumi per il roster di gioco, Dead or Alive dimostra ancora una volta quanto il team di sviluppo vuole dare la possibilità di personalizzare il proprio alter ego, aggiungendo inoltre la funzione in selezione di poter cambiare il tipo di pettinatura, aggiungere o meno degli occhiali da vista, e modificare alcuni dettagli, diversi per ogni lottatore, arrivando ad un livello di personalizzazione che pochi altri giochi dello stesso genere riesce a raggiungere; stiamo pur sempre parlando di un titolo che fa delle gentili forme delle sue lottatrici l’asso nella manica, come potevano mancare, quindi, tutti quei DLC che ne valorizzano la silhouette scoprendo le carte in tavola e istigando la fantasia di noi maschietti? Seppur delle volte il risultato risulta essere esagerato o addirittura pacchiano, però, nessuno ci obbliga all’utilizzo o all’acquisto di quel determinato costume, che con tutta probabilità vedremo usare dai nostri avversari in multiplayer.

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Altrettanto interessante è stato l’avvenuto ribilanciamento della potenza di determinati personaggi, sia in positivo che in negativo, e si nota da subito; giocando diverse partite online abbiamo potuto constatare che c’è davvero molta più varietà di selezione, regalando quindi un’esperienza di gioco più varia, ma che dimostra di non essere particolarmente amata, almeno in questa fase iniziale, considerati i tempi di ricerca tra uno sfidante e l’altro. D’altronde Dead or Alive 5: Last Round è un titolo che, seppur ben adattato per le nuove console, fatica ad invogliare persone che hanno già giocato le versioni precedenti dello stesso capitolo: è la quarta volta che ce lo propinate, che vi aspettavate?

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Oltre al combattimento multiplayer, Dead or Alive 5: Last Round dispone anche delle modalità più classiche, come la sfida a tempo e l’arcade: se da una parte l’attenzione e la profondità dell’allenamento riesce sempre a strappare una piccola nota di meraviglia, delude molto dover constatare che la Story Mode è rimasta completamente invariata dalla prima proposta del 2012. Nuovi concorrenti si sono uniti al torneo nel corso di Dead or Alive 5 Plus, Dead or Alive 5: Ultimate e il corrente Last Round, l’aggiunta di brevi capitoli, anche slegati alla storia stessa, con protagonisti i lottatori di separata sede, avrebbe amalgamato il tutto con eleganza, invece di dare l’impressione di essere semplici aggiunte decontestualizzate tanto per mettere quel qualcosa in più in un gioco già proposto.

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Nel complesso Dead or Alive 5: Last Round approfitta dell’assenza di effettivi e concreti rivali: nel corso degli anni lo stile di gioco di questo quinto capitolo è rimasto sempre piuttosto attuale, con combattimenti rapidi e belli da vedere, tanto per le forme delle sue lottatrici quanto per la cura delle molteplici arene, tutte molto diverse e con numerosi elementi di iterazione, ma chi c’è effettivamente su Play Station 4 e Xbox One a tenergli testa? Per il momento nessuno, e di certo questa vera e propria remastered sarà giocata, e non poco, durante l’attesa di nuove uscite, proprio grazie a quel gameplay fresco e visivamente appagante che lo caratterizza, ma che faticherà molto a tenersi in piedi con l’arrivo di giganti come Tekken 7 o Mortal Kombat X.

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Obbiettivamente il lavoro fatto con Dead or Alive 5: Last Round è buono, riuscendo a svecchiare con eleganza un titolo del 2012, ma ciò che ci auguriamo è di poter vedere in futuro un Dead or Alive 6, e non l’ennesimo Dead or Alive 5: One More Time ‘Cause it Work.