Da sempre quando iniziamo a giocare ad un videogame tendiamo ad immedesimarci nel protagonista. Abbiamo vissuto mirabolanti avventure nei panni, sia maschili che femminili, dei nostri eroi affrontando pericoli inauditi ed immergendoci per ore nel loro mondo. Oggi tutto questo sta per cambiare.
Reflections pone l’universo del videogioco in una prospettiva molto diversa, immergendoci in una realtà che sembra essere la nostra… ed infatti lo è! Il “gioco” ha inizio con noi che impacchettiamo le nostre cose in previsione della partenza per il college e il giocatore dovrà sostanzialmente esplorare l’area di gioco senza un’apparente fine, interagendo con tutto l’ambiente che lo circonda. La storia di conseguenza si muoverà a seconda dell’esito delle interazioni che avremo. Al completamento delle interazioni gli oggetti prenderanno colore, andando a cambiare la visuale del giocatore passando dal monocromatico al colore vivido.
In un’intervista rilasciata a Polygon, lo sviluppatore Tristan Moore di Broken Window Studios ha parlato di alcuni aspetti del gioco:
Le interazioni sono tutte basate sulla manipolazione degli oggetti guidati dalla fisica, ma noi ci stiamo impegnando molto per rendere ogni interazione significativa. Il protagonista potrà fare cose come esplorare la sua casa, fare riparazioni, coltivare le relazioni con la famiglia e gli amici, esplorare il vicinato o persino giocare a basketball.
L’idea per questo gioco ha preso corpo durante gli anni della laurea di Moore. Il suo progetto girava intorno ad una riflessione che ha gettato le fondamenta di Reflections: non tutti i giochi devo essere di azione, combattimento o puzzles. Quindi perché non fare un gioco dove le persone sono più o meno loro stesse? La casa produttrice ha fatto in modo di porre alcune domande all’inizio dell’esperienza così da settare i personaggi e l’ambiente, lasciando il massimo della libertà possibile all’utente per essere se stesso. Il gioco per ora è su Steam in modalità Greenlight e già in molti hanno espresso il desiderio di vederlo tradotto in realtà. Noi della Redazione siamo tra loro, ma voi cosa ne pensate?
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