La dipendenza da videogiochi diventa ufficialmente una patologia

Accusare qualcuno di essere “malato di videogiochi” presto non sarà più un’esagerazione: la World Healt Organisation inserirà infatti la dipendenza da videogiochi nella lista delle patologie per la salute mentale, precisamente nella categoria “disturbi da gioco”. L’ufficialità arriverà nel corso del 2018, e una prima bozza del documento si leggono le caratteristiche base per valutare la presenza o meno del disturbo:

“Il disordine da gioco è caratterizzato da un pattern di ricorrenti comportamenti persistenti legati al gioco (che può essere chiamato “gaming digitale” o “videogaming”) che possono svolgersi online (ad esempio, su Internet) o offline. Questi atteggiamenti sono manifestati con:

1) un ridotto controllo della propria esperienza di gioco (ad esempio sulla frequenza, sull’intensità, sulla durata, sul contesto),

2) il dare crescente priorità alla necessità di giocare, dando precedenza a questa attività rispetto a qualsiasi altro interesse e alle altre attività giornaliere,

3) il continuo dedicarsi al gioco in modo crescente nonostante il presentarsi di conseguenze negative.”

Secondo gli esperti inoltre tra i videogiocatori una fetta compresa tra il 6% e il 15% rientrerebbe nei parametri, e tra i giochi che creano maggiore dipendenza troviamo titoli come World of Warcraft, Battlefield, Farmville, Call of Duty, Minecraft, Angry Birds e Solitario. Naturalmente prima di essere dichiarati dipendenti bisogna valutare diversi fattori, non significa che se per una volta si preferisce restare a giocare invece di uscire la sera allora si è malati… ma se si ripete per diverse settimane qualche problema potrebbe essere presente. E voi? Vi sentite “presi in causa” o pensate che i videogiochi non possano essere definiti una vera e propria malattia? Fatecelo sapere nei commenti.

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