Il 14 dicembre scorso, la FCC (Federal Communications Commission), l’ente americano che si occupa della gestione e protezione di tutte le comunicazioni via radio negli Stati Uniti, ha revocato le leggi riguardanti la Net Neutrality in tutto il Paese. Ma cosa significa, e sopratutto perché dovrebbero interessarci?
In parole povere, la neutralità del net è un principio giuridico che permette a ogni sito e/o utente di operare su internet alla medesima velocità, senza le limitazioni dei distributori di banda. Questo garantisce una certa autonomia sulla rete, che è indubbiamente esclusiva a sé stessa, permettendo a chiunque di visitare qualunque pagina e quindi avere a propria disposizione la più grande libreria di informazioni e contenuti che l’uomo abbia mai inventato. Tutto ciò però potrebbe essere nullificato dalle più recenti riforme americane. Il problema nasce con l’abolizione di queste regolamentazioni e la cosiddetta “libertà della rete”, la quale non sarà più molto libera. Infatti, i grandi distributori di banda solo negli Stati Uniti per ora possono favoreggiare alcuni siti web e compagnie, in cambio di soldi ovviamente, e di conseguenza hanno l’autorità di negare l’acceso ad altre pagine o ipotetiche start-up, le quali non sono in grado di sostenere le spese per la rete veloce. Questo processo è indubbiamente sbilanciato nella direzione dei colossi, che saranno gli unici a potersi permettere favori, cancellando totalmente ogni briciola di competizione che le compagnie di piccola/media grandezza avevano prima.
A perdere non sono solo i creatori di contenuti ma anche gli utenti: basti pensare ai costi di accesso alla rete e a quanto questi aumenteranno in seguito alla presa di controllo dei distributori. Nel mondo dei videogiochi, per esempio, ci si lamenta spesso di pay-wall e microtransazioni, che prendono dei contenuti e li chiudono dietro un lucchetto immaginario, sbloccabile solo dopo aver pagato. Questo potrebbe diventare la realtà del medium videoludico, con l’introduzione di pacchetti bonus su pacchetti bonus da aggiungere sempre al costo mensile del nostro distributore.
Rimane però ancora un dubbio: perché tutto questo ci dovrebbe interessare visto che gli USA sono l’unico Paese ad essere colpito dal fenomeno? La risposta potrebbe essere più sconfortante di quello che crediamo: sì, queste leggi non riguardano l’Europa, e quindi neanche l’Italia, ma cosa impedirebbe ai nostri colossi della distribuzione di internet di imitare quelli statunitensi una volta che questo processo ha completamente, e inesorabilmente, piegato una delle nazioni più grandi e potenti del mondo? Niente, tranne ovviamente la loro integrità morale come compagnia verso la competizione e gli utenti e, in quel caso, saremmo indubbiamente al sicuro.
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